La “pro loco” della “bellezza”.

 

Quanta retorica sulla bellezza! La bellezza che dovrebbe salvarci dalla miseria, dal male e da tutti i deficit esistenziali che ci contraddistinguono. La bellezza che dovrebbe insegnare ai politici a governare meglio; i ragionieri a uscire dai conti, per poi portarli a intravedere nell’astrazione del numero il perfetto ritmo dello spirito santo; consentire ai geometri di aderire alla scuola platonica per inseguire la perfetta forma e misura!

La domanda è scontata: non vi sembra tutto esagerato?!

Ma quel che più mi preme è far presente che con il nostro vivere da membri di una mitica “pro-logo” mentale, siamo riusciti a rendere – potere della retorica!- anche la bellezza un qualcosa di “innocuo”; una dimensione svuotata di forza, senza dinamica, priva di conflitti interni.

Siamo riusciti a partorire un concetto di bellezza, che ha molto più a che fare con il “pittoresco”, il comodo e l’addomesticato.

Il risultato è che la bellezza è sulla bocca di tutti! Viene predicata come il fine ultimo che orienta tutte le azioni, il punto focale che dovrebbe catalizzare le pratiche per riordinare il mondo. Non vi sembra troppo?! Ma, soprattutto, non sentite oltre alla solita puzza di cattiva retorica, anche una suprema puzza di bruciato?!

 

La bellezza, secondo questa nuova moda, avrebbe il potere di rendere la vita del singolo migliore. Siamo arrivati cosi’ in basso che l’unica categoria che ci salva sarebbe il “bello”! Siamo stati capaci di plasmare uno pseudo-concetto di bellezza talmente innocuo da consentirci di usarlo per tutte le feste e per tutte le occasioni.

 

Il significato profondo di bellezza è stato censurato. La bellezza ha smesso di essere una forza panica, destabilizzante e tremenda per divenire la stoffa con la quale vestire con garbo le nostre esperienze, anche quelle minime, retoricamente sociali, falsamente accomunanti.

 

La bellezza è veramente il farmacon che allevia tutti i mali? Non vi sembra l’ennesimo motivetto anche questo tipico di chi in questa società non conosce più l’arte di osare, e vive esercitando un eterno ricamo sul nulla, pur di mettersi in riga con un qualcosa di abitudinario, ordinario, docile pensiero nazional-casalingo?!

 

La bellezza non può ridursi a un qualcosa di innocuo. Non è innocente e non conosce purezza. Ha dentro di se il “tremendo”. E’ il volto supremo che conserva il dramma del vivere, la frattura che ci incrina, la potenza che ci ri-dimensiona. Invece noi, siamo riusciti a ri-dimensionare la bellezza per nostro uso e consumo. La sagra carnevalesca del bello è ormai giunta al suo apice: scacciare gli “angeli” dal confini del sublime, sostituendoli con i Puffi delle nostre fantasticherie!

 

Antonio D’Agostino 

Una opinione su "La “pro loco” della “bellezza”."

  1. Il guaio è che ogni genere di kitsch (politico, filosofico ecc.ecc.) è nemico giurato della bellezza, da Platone in poi, e quest’ultimo ci ha messo molto del suo idealismo nel costruire – involontariamente- l’immane monumento al kitsch che annienta ogni vita.

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