4 pensieri riguardo “lucania

  1. Devo a te questa poesia, Franco Arminio, e a te la dedico.
    Albano è il paese di mio padre, visitato da me sempre solo per pochi giorni d’estate. Il paese dove non c’è più nessuno ch’io conosca o che mi conosca. L’ultima volta che ci andai, più di dieci anni fa, lo trovai orribilmente sfigurato da “abbellimenti”: delle enormi panche di marmo rosa nella modesta piazza col monumento ai Caduti e incredibili piastrelle bianche da sottopassaggio di metropolitana a sostituire i lastroni grigi nella via centrale del passeggio. Non ci sono tornata poi mai più.

    Albano aggrumato oltre ‘u vosco,
    paese di pietre scoscese
    fondato su rocce a gradoni
    paese di capre una volta, e di mosche,
    paese di muli e discese
    con piazze improvvise, nascoste,
    paese racconto
    che gira seguendo il giro del sole
    e della memoria.

    Come ad una straniera mio nonno
    mi indicava dal Monte al tramonto
    gli altri paesi – oltre le toppe
    ondulate, violette o brune di stoppie
    – Anzi, Brindisi credo a ponente,
    nomi che più non ricordo,
    e di fronte, oltre un orto
    e il Basento, che inganna
    perché pare salire ove scende e si perde,
    le rocche di Pietrapertosa,
    azzurri fantasmi nell’alba.

    Non so se esiste, se ancora resiste
    Albano, il paese cui torno nel sogno.
    Cche vai truànno? mi chiede
    – lo sguardo dei liquidi occhi
    è quello di un animale, di un cane
    di un asino fermo alla porta.
    L’addore dell’erbe, d’i stelle –
    le chianche allisciate dai morti.

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