.una calda aria di poesia a calitri

…… tra l’attesa di franco arminio

cosa facciamo fra poco a calitri?
andiamo in un paese con un poeta a bordo,
portiamo la nave in salita:
navigare sopra i tetti
insieme a chi è venuto,
portare con noi le scapole spaiate
il collo storto, il ginocchio rotto.
il tempo dell’incubo è finito
ora è il tempo della visione.
sarà una giornata verticale,
…e concreta,
sarà una dimora provvisoria
in cui non conta se saremo pochi
o se saremo tutti.
a un certo punto annideremo le nostre ossa
nella grotta,
il paese e la poesia
quindi ci lasceranno,
ognuno tornerà nella sua crepa,
nell’imminenza del suo non esserci,
ma intanto qualcosa di tenero e comune
ha fatto il giro delle vene
e delle porte chiuse.
questo è il fenomeno
il miracolo inconsapevole..

e…….le percezioni illogiche…..di mauro orlando

…una calda aria di poesia a calitri
il silenzio attento di milo de angelis,poeta dei carceri metropolitani, appeso al suo sguardo sempre profondo sulle piccole cose di questo paese semplice nella  magia frugale delle persone e delle cose appoggiate ad una parete esposta ai confini……dei venti e delle genti… seguiva accaldata  e insoffrente la processione pagana  e paesologica  nelle grotte  delle speranze …….tra effluvi di prosciutti e caciocavalli……paesologici DOC,  poi sul far della sera ….la parola del melos   ha preso sovranità sulla “terra” e i manufatti umani  recuperati al canto delle poiane e ai fruscii dei pipistrelli….la parola della poesia nei suoi tempi  e modi della visione percettiva  ha mortificato la sua vocazione al concetto e all’opinione… dello “zoòs lègon èkon”
…..la terra appartiene a chi l’ha abbandonata -ha esordito-……..ed ha imposta un silenzio al “logos” con un dito sulle labbra
uno svolazzo di sillabe disperse e…..gli attimi si inseguono
senza posa  come in una danza di chagal
e la parola presenta se stessa da sola , povera e nuda ,
scavando dove batte e si crepa il cuore dei perduti di sempre e di ogni luogo
e solennemente dichiara un suo tacito armistizio perfino con la morte
l’unica gentile morte ….”nostra sorella corporale” con disarmante e disarmata  iattanza di chi sa comunque di morire e non ne ha nessuna voglia
ma con la solennità e la sacra  semplicità
di chi sa di portare dentro di sè
la sua fine e forse anche il suo inizio di uomo perduto nei suoi carceri mentali senza la dimensione e consapevplezza del “tragico” perduto
del “filosofo folle” e infelice nel volersi  imporre con accanimento filosofico domande radicali ,per poi finisce nella prospettiva di un equivoco superuomo appagato nel suo eterno ritorno dell’eguale……
…..per cercare di alleviare la dolorante solitudine dell’uomo prometeico martoriato dalle aquile del potere….che hanno abbandonato la solitudine imperiosa delle vette immacolate  ora vivono bene  anche nelle  pianure dei non-luoghi….. 
e anche  a noi è dato vivere e pensare ,nella superficiale commedia della vita metropolitana e moderna dell’italietta buffona dei nani e ballerine……una via senza rimedio
…..un dialogo sempre notturno con gli uomini e le loro parole
della nostra quotidianeità
…riscritte nella  loro stanchezza orizzontale
che opprime la sua naturale
verticale e naturale  circolarità
appassionata e appassionante…. sempre sapendo, nei tentativi tantalici, comunque  di continuare ad  “apprendre a vivre infin”
in un tempo lento e pensoso …senza promesse  e illusioni

che improrogabilemente ti richiama a sè e ti confonde con gli altri
tra le frontiere ventilate
 e assolate dei perduti non perdenti…….di sempre e di ovunque…
sapendo che gli ultimi non saranno mai i primi……ma unici….

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