Il canto paesologico di Caterina………


di mauro orlando
Ho conosciuto a Calitri prima la ‘voce’ e poi Caterina…..per mia fortuna erano la stessa cosa.Sembra una boutade ma sto cercando di dire una cosa seria anche per i nostri incontri-conoscenze nelle scuole provvisorie di poaesologia.Esperienza conoscitiva quindi che va oltre l’esperienza percettiva di una bella e intonata sonorità.
Io nei miei studi mi sto convincendo che degli elementi essenziali alla sua struttura (musica, parole, voce ) di questa forma – canzone popolare “leggera e piana” sia la voce di chi canta ad essere l’elemento centrale e determinante per una sua comprensione e definizione.Importanti restano i testi, isignificati esignificanti e il contesto sociale e territoriale dell’espressione verbale. Ma ‘la voce’ resta l’elemento identitario e originario di una dterminazione tecnico-fonetica pur di buona qualità e interpretazione. E’ la voce di Caterina l’elemento determinante di un incontro e non viceversa.Senza voler enfatizzare la sua funzione ,come scrive Grace Paley: “ La parola che esce dalla bocca è un suono nell’eco di Dio”; una voce significa questo , scrive Calvino : “C’è una persona viva, gola ,torace ,sentimenti, che spinge nell’aria questa voce diversa da tutte le altre voci”. Nel suo racconto “Un Re in ascolto” ci parla di un Re che seduto immobile nel suo trono tende ad educare l’orecchio per intercettare e decifrare i suoni che lo circondano in funzione soltanto del suo potere e della paura di perderlo. La logica dell’esercizio del suo potere diventa un controllo acustico meticoloso e ossessivo del suo regno. Ogni suono, rumore, voce diventa indizio di fedeltà o congiura. Tutto è da interpretare con inquietudine e sospetto: sussurri, grida, rumori, vibrazioni, tonfi, lunghi silenzi e soprattutto voci. Voci nemiche, fredde, o allegre, compiacenti, cortigiane, false e artefatte. Un re prigioniero del suo stesso sistema di “potere”, fatto di paura e di una insicurezza costruito sull’ossessione, violenza, persecuzione e sospetto.Una vita potente , piena, ma triste ,infelice ,non umana.Ma un bel giorno…….. l’incanto, la magia. Una persona, un “io” di una “voce” . “quando nel buio una voce di donna s’abbandona a cantare, invisibile, al davanzale di una finestra spenta”.Al re insonne capita finalmente di udirla nella sua umana unicità.Allora si riscuote , si ricorda finalmente della vita e ritrova piacevolmente un oggetto, una persona per i suoi antichi desideri. Una voce vera e inconfondibile di vita che si offre liberamente e naturalmente nel canto. La voce nel canto,quindi.Nessuno si può permettere, neppure lo scaltro e sagace Ulisse, di togliere il canto alle sirene! Nessuna mutezza o silenzio è stato più tragico per l’uomo occidentale che aver imposto il silenzio delle sirene nella vita dell’uomo. Sia quando prendono il nome di ‘utopia’,’speranza’,’sogno’, o anche ’religione’ e perfino ‘ideologia’. “Ma se tu prendi la mia voce- disse la piccola Sirena- che cosa mi rimane?” Scriveva Andersen nella sua famosissima “Sirenetta”. Nella nostra cultura il canto (mèlos) è considerato naturalmente (fùsei, per natura) femminile, leggero, caldo e lieve tanto quanto la parola( lògos) è considerata naturalmente maschile.La voce degli uomini tende generalmente a sparire nel lavoro insonoro, pesante,freddo della mente, ossia del pensiero logico e razionale (lògos). Roland Barthes ricorda che non è più possibile definire “l’ascolto come un atto intenzionale di audizione (ascoltare significa voler sentire, in modo pienamente cosciente), attualmente gli si riconosce il potere, quasi la funzione, di esplorare terreni sconosciuti: nel campo dell’ascolto è incluso non solo l’inconscio, nel senso topico del termine, ma anche, se così si può dire, le sue forme laiche: l’implicito, l’indiretto, il supplementare, il differito. L’ascolto si apre a tutte le forme di polisemia, di sovradeterminazione, di sovrapposizione, disgregando la Legge che prescrive l’ascolto diretto, univoco. L’ascolto è stato per definizione, applicato; oggi gli si chiede piuttosto di lasciar manifestare”. L’abilità di colui che pratica l’ascolto, l’analista, sarà quella di distinguere, differenziare ciò che si sente, si ode, da ciò che si ascolta. Alberto Zino scrive: “L’udito, ciò che viene udito, non è l’ascolto, anche se fra i due c’è dell’implicazione. Ciò che è considerato udibile, è l’unico modo di rendere transitivo l’ascolto, di soggettualizzarlo, di trovarne un autore. L’ascolto, in tal modo astratto dal vuoto che comporta, non può che con-fermare,a un tempo connettere e chiudere il conto.”
Karen Blixen nel suo splendido racconto, “I sognatori”, racconta la storia di una famosa soprano che,perdendo la voce,sente di aver perso identità e se ne va in giro per il mondo cambiando ripetutamente nome . Nel momento clou del racconto fa dire ad un devoto ammiratore della cantante per esprimerle il suo amore :”…il mio cuore si mescola al suono della sua voce, finchè pensavo : questo è troppo; la dolcezza mi ucciderà, non resisto più. Oggi ho capito il senso del cielo e della terra, delle stelle ,della vita e della morte, dell’eternità..Ho voglia di piangere di gioia”.
Nella rappresentazione teatrale ,comunitaria e musicale di Caterina nei paesi della paesologia non sono importanti solo la storia sociale, la trama o il senso della storia,ma la “voce” che da sola è capace di esprimere ciò che le parole puntualizzano.
La voce degli uomini,in occidente, si è esercitata a sparire nel lavoro insonoro e pesante della mente, ossia del pensiero ,il lògos. Dopo l’esperienza e la fine della metafisica…noi finiremo per ascoltare solo noi stessi e a rincorrerci o interpretarci nei nostri sogni sempre più freddi, lontani e nevrotici, mentre lentamente diventiamo ciechi e sordi per l’esterno e per gli altri. A questo proposito si potrebbe far riferimento ad una lettura “di parte” ma particolarmente interessante del fenomeno: il contrasto tra il principio femminile del “vocalico” e quello maschile del “semantico”.Ne La sera del dì di festa una voce che canta nella notte, che prima non si udiva, poi si sente avvicinarsi, di cui infine si percepisce l’allontanamento, il passare, lo svanire nel nulla, è la cifra del divenire, e della sua percezione tragica in Leopardi: le cose escono dal nulla per ritornarvi. La scena notturna del poeta recanatese mi è venuta in mente leggendo queste parole a pag. 48 di A più voci (Feltrinelli, Milano 2003) di Adriana Cavarero.…i suoni sono eventi dinamici, non qualità statiche, e perciò sono transeunti per natura. Ciò che li caratterizza non è l’essere bensì il divenire.Affermare che il suono è caratterizzato dal divenire non è, tuttavia, un atto innocente: significa situarsi in pieno nella tradizione dell’Occidente. Tutto il libro della Cavarero sta dentro la filosofia occidentale, che comprende negli ultimi secoli un vigoroso filone antimetafisico, che nel Novecento è germinato in vari modi, dei quali il filone del pensiero della differenza è uno.



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2 pensieri riguardo “Il canto paesologico di Caterina………

  1. Caterina Pontrandolfo sarà di scena nell’ambito di Acqua Sonante 2012..2, organizzato da Amici della Terra Irpinia, a Bagnoli Irpino, sabato 20 ottobre, nello splendido complesso monumentale di San Domenico.

    Maria Nera
    Mitografia cantata intorno alla Madonna Nera di Viggiano
    Segnalazione Teatri del Sacro 2009

    nell’ambito della II Edizione di “Acqua Sonante 2012” concerti per i fiumi e le acque irpine organizzata da Amici della Terra Irpinia e dal Comune di Bagnoli Irpino.

    Maria Nera
    Mitografia cantata intorno alla Madonna Nera di Viggiano
    di e con
    Caterina Pontrandolfo

    e con
    Giuliana De Donno arpicella
    Elisa Fighera lira, viella, tammorra
    Mauro Basilio viella, oud, tamburi

    disegno luci Antonio Salvia
    tecnico e datore luci Paolo Petraroli
    scene e costumi Gerardo Viggiano

    Produzione Nuova Atlantide Teatro

    “….In un altro spettacolo invece vi è il racconto divertito e divertente dei miracoli della Madonna Nera di Viggiano in un paese devastato dal petrolio nella efficace narrazione di Caterina Pontrandolfo…” (Mario Bianchi/Rivista EOLO settembre 2009)

    Note di regia

    Maria Nera è la storia cantata del pellegrinaggio di una donna del mondo contadino lucano verso il Sacro Monte di Viggiano e la sua Madonna Nera, alla luce del momento storico che questa area della Basilicata sta vivendo: la scoperta delle immense riserve di petrolio nell’area e le conseguenti estrazioni.

    La spettacolare sovrapposizione semantica tra i residui di una identità ancestrale legata alla religiosità popolare verso la Madonna Nera di Viggiano e le esigenze produttive della ricerca dell’ altra nera divinità nascosta, sono la premessa drammaturgica del lavoro teatrale.

    Testimonianze raccolte sul campo, interviste alle anziane e agli anziani di Viggiano, hanno permesso di ricostruire sia il contesto della devozione popolare, sia il rapporto con la situazione attuale: nonostante la ricchezza prodotta dalle estrazioni petrolifere, i giovani continuano ad abbandonare i propri paesi in assenza di prospettive.

    Musiche tradizionali e canti dei pellegrini, elaborati e arrangiati per strumenti medievali, semplici elementi di suggestione scenografica, fanno da cornice alla narrazione di una “visionaria” che intreccia passato e futuro, premonizioni e mitologie del sacro, mescolando generi e stili, quel gusto comico popolare e raffinatezze musicali, recuperando la categoria dell’ingenuo, per un teatro di calore umano.

    Maria Nera nel 2009 ha ottenuto un importante riconoscimento nazionale per la ricerca dedicata ai temi del sacro: è stato infatti tra gli spettacoli segnalati nel corso della Prima Edizione di I Teatri del Sacro 2009, organizzato da FEDERGAT- Federazione Gruppi Attività Teatrali – CEI Fondazione Comunicazione e Cultura; ACEC; ETI Ente Teatrale Italiano.

    Nel 2010 è stato rappresentato al Teatro CRT di Milano, uno dei più importanti enti teatrali nazionali ed europei per la promozione della ricerca teatrale e l’attenzione alla nuova drammaturgia.

    Sempre nel 2010 lo spettacolo è stato ospite del Convegno Internazionale: “Nigra Sum, culti, santuari e immagini delle Madonne Nere d’Europa” e rappresentato – in via del tutto eccezionale – nella Basilica Antica di Oropa.

    Ingresso Libero

    Info:
    http://www..amicidellaterrairpinia.it

  2. Sono stato molto contento di aver trovato questo sito. Voglio dire grazie per il vostro tempo per questa lettura meravigliosa! Io sicuramente mi sto godendo ogni post e ho gia’ salvato il sito tra i segnalibri per non perdermi nulla!

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