TERRA BRUCIATA.
Invecchiare a 21 anni, accade. Soffocare la speranza, accade. Rinunciare al cambiamento, accade.
In questa terra, accade. Ci si abitua a digerire il marcio, a cibarsi di ingiustizie, ad ingoiare il boccone senza sputare.
Allevati al malaffare, all’indifferenza, all’inerzia, alla spasmodica ricerca di una strada facile.
Il nuovo è il vecchio, il vecchio è il nuovo. Non c’è differenza, non c’è evoluzione, non c’è slancio.
Quando una terra perde i propri giovani è terra bruciata, arida, spoglia. Il deserto delle menti.
Quando i giovani si arrendono ai vecchi si concedono ai carnefici, legittimandone gli errori.
Quella che si combatte in Irpinia è una guerra tra giovani, i nuovi contro i vecchi, i vecchi contro se stessi.
E’ una lotta impari, tra liberi pensieri e logiche di potere, tra coscienza civile e corsa alle poltrone.
I colori di una terra viva scivolano via sotto una pioggia di tenui speranze.
E tutto tace, è fermo, immobile, tra le valli della noncuranza, immortalandoci come futili comparse in una foto in bianco e nero.
Hai immensamente ragione Farbrizio: “Quando una terra perde i propri giovani è terra bruciata, arida, spoglia.”.
Un caro saluto
Adelelmo Ruggieri
Uno scritto vivo, denso, pieno di luce e di rabbia.
Sono ammirato.
antonello caporale
pochi giovani sono in guerra. la maggior parte abbandona il fronte.
ottima oservazione la tua
Sinceramente non la vedo la guerra.
Dal rapporto svimez (nel 2009 sono partiti in direzione del Centro-Nord circa 109mila abitanti delle regioni del Sud: in testa la Campania (33.800 partenze), il 21% è laureato e la percentuale sale al 54% se si considerano i diplomati) sembra che la meglio gioventù più che combattere carnefici con la prostata stia scegliendosi la vita altrove.
Mi pare un buon segno. Torneranno ancora più forti e noi avremo finalmente sgomberato il campo.
lL’ultimo rapporto svimez è la prima recensione a “terra carne” di Franco Arminio
Stamattina per radio 3 il conduttore Giorgio Zanchini ha parlato del terreno bruciato che c’è attorno ai giovani, ha citato Arminio e le” prime scritture” del blog.
Questa cosa riverbera ma tutto rimbalza su un muro di gomma.
Siamo in grado di individuare in questo pantano efficaci mezzi di sovversione dello status quo?… quanto bisogna aspettare ancora…l’elezioni, la politica e poi?
la verità ,come continua scoperta dell’inusuale e dell’inattuale, ha bisogno di urgenze e tempi lunghianche di giovani intransigenti e di vecchi che non cadono nella trappola generazionale degli artifici retorici, del buon senso comune e della differenziazione e defezione generazionale….rabbia evolutiva e impegno nella curiosità enella sfida….
mauro, la rabbia si evolve se esplode ed è fisiologicamente sano che ciò avvenga
Chi resta qui? Quelli che non si arrendono o quelli che non hanno nulla da perdere?
E chi tornerà?
http://www.francesconicodemo.it/2011/09/lo-tsunami-demografico-del-meridione/
Concordo pienamente con ciò che mette in mostra Angelo Castucci in questi giorni con l’istallazione “Avere trent’anni”, in occasione dell’home festival, presso i padiglioni anni ’30 ad Aquilonia
una risposta, credo, è questa alla tua domanda:
https://www.facebook.com/event.php?eid=216399755089220
e questa immagine la riassume
http://www.facebook.com/photo.php?fbid=255050814537349&set=a.191672727541825.38060.188490384526726&type=1&ref=nf
Restano qui quelli che hanno, o pensano di avere, cose da mettere in salvo.
Il ricordo, il potere, l’orto, i vecchi, il patrimonio, l’abitudine, il vittimismo, i morti, i paesi.
Hai voglia a trovare ragioni per restare, perlopiù ragioni da vecchi…
Chi tornerà? tanti che emigrarono sono tornati, per l’illusione senza tempo di aver comunque lasciato qualcosa da dover riprendere. E tanti torneranno per l’aria, per l’acqua…
E tanti torneranno per l’aria, per l’ acqua…io sono tornato anche per il vento che soffia sull’altopiano, e forse qualcuno tornerà per la paesologia, scienza che sa arrendersi all’ironia del vento