E’ difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Pier Paolo Pasolini
Non riesco a focalizzare la scrittura di Tonon. La lettura del suo libro è come entrare in una stanza in cui da secoli persiste un incendio. Non ho parole chiare per parlare della sua scrittura. Non ho la freddezza d’animo del clinico, non ho il giusto equilibrio, non ho un io sufficientemente calibrato per scattare una foto, per restituire un minimo di evidenza.
La scrittura di Tonon è preghiera costante e straziante. E’ il lamento di un Giobbe operaio a cui dio ha tolto la luce primigenia, la carne viva che mette in scena l’anima.
Il suo canto proviene da un luogo dove il corpo ha attraversato tutti gli strazi della decomposizione. Il luogo in cui l’anima smarrisce i suoi vessilli di consolazione e si riduce a cosa quotidiana, che sta li come un “pigiama” ad assillare il nostro fianco come una spina perenne.
E’ una scrittura completamente affogata nelle ombre, nel pantano dello spirito dal quale emergono le scorie, i fremiti , i cocci di ciò che abbiamo irrimediabilmente perso.
La sua è una preghiera peccaminosa che fagocita tutto ciò che incontra nel corso della sua fremente distillazione.
La sua scrittura è una bestemmia estrema, che si fa largo tra le cose per chiedere a dio dello scandalo della morte. Tonon annuncia la sua teodicea straziante, dissacrante e scabrosa per riavvicinare l’ombra alla luce, nello sforzo umano, troppo umano di ricomporre un immagine di madre e di donna almeno nel piano intermittente del ricordo. Nel luogo in cui tutto appare e scompare in un gioco evocante che non lascia spazi per un riposo del corpo, per un ultimo ritorno nell’alcova di carne in cui la tenerezza è la divinità che ci accudisce nel nostro essere creaturale.
Caro E. , perdona se le mie sono solo “impressioni”, ma dopo un fascio di “luce prima” cosi accecante non riesco a mettere in “evidenza” null’altro che la mia inconsistenza.
Ricordo che ti piaceva tanto l’incipit di una mia “cosa” in versi : “Scrivo in condizione di tempesta…”.
La condizione di tempesta l’hai vissuta, attraversata con coraggio fino in fondo, nel profondo.
Antonio D’Agostino
Da leggere. come tutte le scritture che ci parlano del tragico/drammatiuco confronto padr/madri/figli, della dialettica che assicura la catena degli umani nella vita.
Da leggere e da discutere assieme, al BAD MUSEUM di Casandrino, nell’ambito del progetto APO ZONA.