paesologia ….falsa antinomia tra pensiero naturale e pensiero filosofico

“a mauro ……filosofo mancato…perchè pensa…senza badare ad essere pensato”.dedica su TERRACARNE di F. Arminio

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di mauro orlando

Non può esistere  una forma di conoscenza,  in quanto conoscenza, senza un’indagine preliminare, senza appunto  approfondire un senso metodologico anche della paesologia se pur “scienza arresa e provvisoria”.Il pensiero poetante,percettivo o razionale, (si parla di pensiero non di opinione) si pone comunque come problema non solo il senso ma anche  il modo con cui si possono conoscere e raccontare  le cose stesse e gli uomini.In fenomenologia ad esempio si pone la distinzione tra “pensiero naturale” e “pensiero filosofico”.L’attenzione critica verso l’atteggiamento naturale e percettivo è essenzialemnete una diffidenza verso l’immediatezza tout court…. come mezzo e come fine  del pensare e dire.Tutte le forme di conoscenza  pongono un problema  preliminare che implica senza dubbio uno sguardo sul mondo,sulle cose naturali e non….un puro ,intuitivo e diretto “guardare”  se pur di  ….una scienza arresa della “visione”.L’accquisizione di uno sguardo se pur  graduale,organizzato e progressivo.Da qui l’originale  necessità delle “scuole di paesologia” per “comunità provvisorie” con didattiche innovative e rivoluzionarie   ma comunque identitarie e comunicative .Problema primario in un nostro possibile ragionamento o confronto è non confondere le leggi non prescrittive della conoscenza con quelle del nostro pensiero cartesiano.Queste ultime  sono comunque individuali,soggettive,psicologiche o addirittura biologiche (appunto naturali) anche se non hanno la finalità di validità oggettiva,universale e necessaria  come le vechie  e illiberali leggi del conoscere comunque prescrittive,autoriatrie e dogmatiche.Non neghiamo che le forme naturali del pensiero siano “seducenti” ma che nelle storie di pensiero poetante e razionale  del Novecento  siano incorse sulla strada dello scetticismo individualistico che porta a credere che il nesso tra noi e il mondo sia sempre e solo soggettivo e individuale e comunitario solo in modo contingente e relativo…..e che dimentica spesso che è il mondo che si dà a noi e non viceversa “La Via Lattea, quando la vediamo nelle notti serene, ci sembra lontana, altra da noi, ma invece siamo anche noi in essa, siamo anche noi la Via Lattea” C. Magris.



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2 pensieri riguardo “paesologia ….falsa antinomia tra pensiero naturale e pensiero filosofico

  1. …mirabile dictu et visu!!!!!!!!!!!!!!! la negletta filosofia ha conquistato la prima pagina in un Blog paesologico…………….bona tempora currunt…………

  2. E, ORA (ancora) UN PO’ DI SILENZIO!
    Dialogo immaginifico tra l’Angelo Mercuzio ed il Clown Nanosecondo
    Nanosecondo: Ah che beata solitudine, che dolori, che sofferenze … che bella e triste compagnia e…..che silenzi! Si che “Silenzio” che ho ascoltato ad Aquilonia, stando provvisoriamente lontano dagli uomini!
    Mercuzio: Non cominciamo con i paradossi e le stranezze in una situazione di tragedia reale. Hai voglia di meravigliarmi o confondermi? Io consiglierei concretezza, operosità e decisioni. Ascolta, prima di tutto voglio farti una confidenza importante per questa occasione. Prima di diventare ’angelo’ -come tu dici- io vivevo in Irpinia. Ma torniamo a noi ….ma veramente non senti una musica o una armonia in questo silenzio, addolorato e ferito da parole e sentimenti freddi, che sa di eterno?
    Nanosecondo: Mi dispiace, no! Sa io sono solo un ’fool’ e per il resto io sono ’campano’ ma di città e a dirti la verità non ho mai sopportato i vostri silenzi Irpini e le vostre introverse e astiose separatezze e orgogliose solitudini anche nella sofferenza. Lasciamo stare queste vecchie e inutili ’querelles’ da “intellettuali della Magna Grecia”.
    Mercuzio: La serietà e la drammaticità del momento ci impone leggerezza e serietà ma sopratutto autenticità…. Ascolta meglio: il silenzio non è assenza di suoni, come di dolore non è assenza di vita. Quello che tu non hai udito è la totalità dei suoni e per la sofferenza le ricchezze delle varietà del vivere.
    Nanosecondo: a Mercuzio c’è una differenza che i ‘filosofi’ usano chiamare ‘ontologica’e tu sei un qangelo ed una cosa è zero, un’altra cosa è “ infinito meno infinito uguale zero”.
    Mercuzio: Io so che proprio così il mio “Signore e padrone” ha fatto il mondo nell’atto che voi umani chiamate ’creazione’: dal niente, anche senza il dolore, come impropriamente usi dire tu, e che invece era un infinito di suoni e di “babele ” di parole liquide e pesanti, di azioni ingarbugliati tra loro e giustamente muti, vuoti, incorporei.
    Nanosecondo: Si pure con la musica l’altra sera ad Aquilonia ci si è messo pure il sommo poeta a recitare strafalcioni che hanno lacerato quel silenzio di cui tu parli, facendo venire a tutti una nuova soferrenza si sono separato accordi, toni, armonie, note quella che normalmente chiamano musica…. con la vita ……banale di tutti i giorni il bene e il male, il bello e il brutto …. il giusto e l’ingiusto e giù di lì in nome della ’libertà di espressione’ di moderni parole non ingabbiate…..;
    Mercuzio: ……nella scelta tra libertà “da”, ”di” o “per” e cosi si è ricreato il verme e l’uomo, i pensieri e le cime di rape, Beethoven e Pupo …..e mo pure i poeti che cantano le loro masturbazioni non solo mentali ma anche altre che per certi versi sono anche molto più sane delle prime;
    Nanosecondo: si Mercuzio ma tu sei un angelo e dopo questa storia, che centra che pure tu mi parli di: “ Creare in fondo è dividere l’incorporeo, dal corporeo e quindi il dolore e le soffrenze, l’insostanziale dal sostanziale e quindi la politica e l’economia, ”pensieri lunghi e…pensieri corti”… certo non voglio darci dei confini al sommo poeta e figuriamoci a te che sei un angelo ma mi spieghi che centrano i silenzi paesologico con l’heros e pathos?
    Mercuzio: …. dargli dei confini, dei limiti, delle qualità con tutto quello che ne viene per le vostre vite terrene avete – voi umani – consumato tutte le parole che ora non vi restano che gli aggettivi e per questo scrivere anche di masturbazioni intimi vissute nel silenzio e nella solitudine paesologica. Ma la saggezza ironica ha vita magra tra gli uomini. C’è bisogno di “questo silenzio della sofferenza, il solo che è pieno di musica e di speranza” …. Tacere! E’ una modulazione di una gamma spropositata e infinita di non-suoni, di non azioni e fatti che però nella tua incolpevole ‘ignoranza’ e perdita non riesci ad avvertire, a percepire, sentire se non con questi capolavori comprensibili …… come una sinfonia di Beethoven (che piace molto al mio signore e padrone) che voi chiamate ‘opera 73 o Imperatore’.
    Nanosecondo: Ah ma pure io ho comprato il cd e l’ascolto spesso e la conosco benissimo. Io amo soprattutto la “nona”, il concerto in Do minore di Rachmaninoff, ‘Un bel dì vedremo’, Gershwin…….e anche De Andrè, Guccini, De Gregori, Vecchioni, Cohen, Dylan, i Genesis e tanti altri……mi piace anche Gigi d’Alessio nuova maniera ma adesso pure il somma poeta paesologo Arminico ha inciso un cd: “L’amore basta all’amore”?
    Mercuzio: Certo! Sta imparando ad amare dimquell’amore che ci sa confortare, cullare, accarezzare, proteggere, quando, prima di pensare a noi stessi ed alla nostra felicità, anteponiamo a questa a quella dell’altro. Vedo che anche tu stai imparando ad amare il pathos e il bello ma ancora non capisci il dolore e la sofferenza dei poeti ….
    Nanosecondo: …..sopratutto il morire?
    Mercuzio: Avevo suggerito per il concerto della serata un’opera particolare ….. ma qualcuno di voi che ama chiamarsi critico musicale mi ha detto che Beethoven sa ascoltare e riprodurre il canto candido e leggero dell’esistente, ne ha inseguito il movimento ritmico accarezzandone il silenzioso brusio per trasformarlo in rigoroso linguaggio di una musica assoluta ma ha saputo riprodurre anche la tragica pesantezza e profondità della sofferenza e del morire. Ma, in quello che scrive sembra non capire che le due cose non sempre erano indistinguibili, conseguenza una dell’altra. In ‘origine’ per esempio canto e parola erano carichi di una sola potenza che solo il divino avrebbe potuto sopportare o sentire. La lingua era musica e il dire degli uomini riusciva farsi carico di questo di questo mistero poetico, mitico e religioso assieme. Era la prova di una perfetta innocenza che si è trasformata in algida concettualità per esigenze comunicative dimenticando persino la bellezza del libero cinquettare degli uccelli o del sibilo del vento tra le foglie o i capelli della donna amata o dei luminosi chiari di bosco in primavera.
    Nanosecondo: Ma io so che c’è ancora qualche “poeta errante” che osa ripetere queste sonorità. Le parole diventano musica e non penso che ci fosse bisogno di Beethoven per il concerto serale ad Aquilonia, certo poi ci si è messo lui con le sue romanze del c..…o ed ha guastato tutta la posologia dle momento e della sacralità del luogo e non lo dico certo per stupida morale, ma sinceramente erano note stonate!
    Mercuzio: Già fonetiche che le parole avevano alla loro nascita: vox clamans in deserto! Ma, il vero problema è che tutti gli umani ed anche tu fate fatica a sentire questo “silenzio” nel vento, nella luce nei colori, nelle parole leggere o nelle grida strozzate di dolore che girano per queste terre di confine in questi giorni! Ecco io penso che per arrivare e vivere veramente un terra martoriata e ferita bisogna prima di tutto rieducarsi a casa ai “silenzi”, ai “vuoti” ……..
    Nanosecondo: senza masturbarsi?
    Mercuzio : …nei rapporti umani ed in particolare con se stessi ma sopratutto in quella disciplina tutta umana che usate chiamare paesologia e che ci siamo costruiti nella testa e nel suo linguaggio,o da questa richiamarsi alla poesia, al racconto, alla narrazione, si può certo descrivere le pochezze umane ma il punto è comprendere che questo amore così narciso vi fa sprofondare nello sconforto più nero, nel baratro di voi stessi quando si ferma all’Eros, che egoisticamente tutto chiede, e tutto pretende. E tanto più pretende tanto più ci annienta nel momento in cui questo finisce e ci si ritrova da soli.
    Nanosecondo: Dovremmo così parlare dell’amore, quello che si stabilisce in un rapporto di complice amicizia, di affiatamento e di comunità di intenti, di amore spirituale o universale che eleva l’uomo e gli fa comprendere che è lui stesso a contenere Dio?
    Mercuzio: Certo parlare dell’amore significa parlare delle sue diverse manifestazioni. L’amore che ci sublima e ci fa volare alto quando diventa amore universale, quindi disinteressato: “L’amore basta all’amore”.
    Nanosecondo: ma questo è il titolo del cd Arminico?
    Mercuzio: senti Nanos non ti ci mettere anche tu adesso perché mi fai sprofondare ancora di più nello sconforto più nero, nel baratro più nero degli inferi, e sarei costretto cosi a far piovere l’apilli se ancora egoisticamente tutto chiedete e tutto pretendete. E tanto più pretendete tanto più ci annienta nel momento in cui questo finisce e vi ritrovate da soli.
    Nanosecondo: Si scusa parliamo del bello, soave e dolce philia che ci sa confortare, cullare, accarezzare, proteggere, quando, prima di pensare a noi stessi ed alla nostra felicità, anteponiamo a questa a quella dell’altro.
    Mercuzio: Per tua/vostra fortuna nella vostra martoriata Italia ci sono buoni poeti, affabulatori, clowns o contastorie che hanno qualcosa di vero e di bello da dire a chi soffre anche se alcuni ancora non sanno o hanno paura di esserlo. Ma, mi raccomando tenete lontani da questi luoghi sacri, toccati nella carne e nel cuore da un Dio che ancora una volta ha voluto parlarci con dolorosa severità, almeno gli sciacalli, le iene, le volpi e i serpenti della “politica e della informazione”!!!
    Nanosecondo: Mercurzio, angioletto mio, sei triste anche tu, queste avventure umane rischiano solo di essere, come dice un mio vecchio amico …..“maestre d’asilitudine”. Ma, proprio tu parli del silenzio? Però pure tu ti ci metti ultimamente e fai sempre un baccano di parole. E, poi figurati, un angelo che si mette a filosofare! La filosofia? Uaooo! Adesso ti racconto un “idea del silenzio”….. in una raccolta di favole “tardo-antiche”, si legge questo apologo: “Era costume presso gli Ateniesi che chi volesse essere considerato filosofo doveva lasciarsi frustare a dovere e, se sopportava pazientemente i colpi, allora poteva essere considerato filosofo. Un tale una volta si era sottoposto alla fustigazione e, dopo aver sopportato in silenzio le busse, esclamò: “sono ben degno, dunque, di essere chiamato filosofo!”. Ma gli fu risposto a ragione: “Lo saresti stato, se solo avessi taciuto”. Ti sento un po strapazzato, certo le sofferenze degli angeli a differenze di quelle degli uomini sono “infinite”…. e credo che tu abbia ricevuto qualche colpo alle tue ali; non riesci più a volare? ….nel silenzio! Purtroppo la mia moto del tempo si è rotta e mi costa un sacco di soldi ripararla e non riusco manco a darti una mano. E poi c’è troppo silenzio in giro e umori neri ed un pò di sollievo e rumoroso e gioviale silenzio, non guasterebbe. Perché non vieni anche tu? Che fai mi lasci incustodito? E, dai lascia stare adesso sta filosofia del silenzio. Ora c’è bisogno di ricostruire tutti i rumori di una comunità troppo silenziosa nelle proprie “tende” della orgogliosa separatezza. Sai, per il momento insieme ai miei amici Clown e Clownesse, avrei voglia di andare a portare un pò di rumore, di gioia e di musica. Il rumore, almeno di una risata, per “resuscitare”, la voglia di volare. ops….dimeticavo… che sbadato, continuo a sognare…sai? Dovremmo almeno avere la forza ed il coraggio da svegli di riabbracciare, tutti i nostri veri silenzi d’amore …..in questo momento mi sento anch’io un po’ “arreso” ma anche umile nelle parole e intransigente nell’ascolto …. disarmato e addolorato da “questi sbalzi di umori e di indecisioni”.

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