per i pazienti e generosi…..un vivere poetico.

Tragedia di un progetto utopico
non realizzato
che sembra morto
senza essere mai nato.
M.C.Baroni

Chi l’avrebbe mai detto o immaginato che in questi tempi di tristezza e deriva politica il pericolo più insidioso alla democrazia e alle piccole comunità potesse venire da un pensiero troppo innamorato di sé stesso e ancora una volta impaurito dalla poesia quando non si chiude in sé stessa,in un libro ma ….osa puntare il dito verso di noi conficcando la sua voce nelle notre orecchie incerate.
Qualche commentatore intelligente ha scritto che l’agonia della nostra società non va misurata a partire dall’esibizionismo banale,superficiale di tutto ciò che oggi si dice “cultura”, cioè di una crescita quantitativa di un “sublime” diffuso e massificato , nel fare arte, poesia, spettacolo..La comunicazione eccessiva ,trasversale ,politicamente corretta e caciarona vuole imprigliare il nostro “io” in un autismo privato deluso, empirico,infelice, solitario y final o in una rimozione o nelle sterpaglie rancorose di un  autismo corale di un territorio violentato,abbandonato,tradito  o emarginato. Paradossalmente si sottolinea o si paventa  la denuncia di “nuove invasioni barbariche “ e contemporaneamente la dichiarazione del crollo della poesia nell’epoca in cui la stessa poesia si fa edonistica indifferenza o eccessiva esposizione e si omologa ad un mondo istupidito e superficiale di ‘Narcisi senza Eco’ e senza comunità. Mai come oggi esiste un aumento demografico di poeti e di antologie. E’ una sorta di isteria nazionale che qualcuno ha chiamato ”autarchia creativa del sublime” a cui viene dato o la libertà di sovraesporsi o di relegarsi in regime di innocenza o narcisismo territoriale, storico e politico come una specie in via di estinzione o che dia voce ad una malinconia collettiva o autismo corale che rimargina ( cioè esalta e falsifica) lo sbandamento di una comunità che non c’è più o che non ci mai stata se non nella mente unificante e totalitaria di Platone ,Rousseau o peggio Marx. Mai come oggi la poesia desidera essere “recitabile e leggibile”, ovvero divulgabile e quindi “ ludica”. Volersi sottrarre alla pagina scritta o a cornici museali crea ulteriori disappunti e incomprensioni. Ma questa condizione non misura ed esprime più il neoconformismo contemporaneo (la vecchia accusa di Pasolini) e nello stesso tempo non fotografa o smaschera la presunta perfetta omologazione del fare poesia al riprodursi demente e autoreferenziale della società. Non basta contrapporre dialetticamente l’intima ed emarginata denuncia lirico-filosofica leopardiana alla politica ,disagiata e radicale invettiva pasoliniana di uno sviluppo senza progresso e di una modernità puttana , equivoca o illuministicamente sopravvalutata. Ma allora è legittimo generalizzare e dire che la poesia è morta(!?) ed è giusto che le nostre comunità hanno emarginato o dissipato i suoi poeti, che continuano ingenui a perdersi in una selva di anime perse nei chiari di bosco….dove nessuno sa più dove siano o continuano imperterriti gridare la propria voce nei nuovi ‘deserti’ del conformismo o consumismo individuale e corale nella incomprensione e dissapore dei più?. Perché sarebbe morta ? Autoestinzione-consunzione o assassinio? Se fosse per estinzione, il “postmoderno” ( la causa di tutte le cause) nihilista,relativista e narcisista diventerebbe un motivo consolatorio. Ma noi sappiamo che è per assassinio anche se spesso preterintenzionale.Questo paese , i nostri paesi, , rimuovendo la poesia come forza spirituale e autentica del senso, perde la realtà del proprio “io” ,rinunciando alla possibilità e necessità di rieducare ,nel pensare e vivere il proprio paese e territorio, i propri occhi catarattati e il proprio “logos” indurito per riscoprire la “grande vita” paesologica che circola nelle proprie vene per pompare sangue nuovo al proprio cuore, sottraendosi alla deriva tutta politica dei pensieri corti e tristi nella palude di un regime che si è fatto tumore antropologico incurabile e metastasi diffusa . La poesia va difesa ,letta e meditata perché mette in testa una paura vera,offensiva ,rigorosa , selvaggia, nuda, serissima. In certi momenti non basta solo preoccuparci con la denuncia delle sorti della nazione o dei nostri territori o paesi , bisogna provare terrore per reagire e ripredersi le redini dei nostri demoni interiori e dei tanti tristi , atterriti e silenziosi compagni di viaggio di questa esperienza comunitaria che ama la diversità della poesia come intuizione minacciata di sopravvivere e la voglia di rimanere voce feconda dei nostri territori abbandonati ad una sismicità rimossa,contenuta,controllata o peggio repressa .E allora quando nei posti più perduti e sperduti ci capita di incontra un poeta che parla al vento o a uno stuolo di mosche….fermiamoci ad ascoltarlo e seguiamolo. “e così, colui che distrattamente se ne partì un giorno dalle aule finisce per trovarsi per puro presentimento a percorrere di chiaro in chiaro i boschi dietro al maestro che mai si era dato vedere: L’unico, quegli che chiede di essere seguito per poi nascondersi dietro la chiarezza. E al perdersi egli in questa ricerca può capitargli di scoprire in una rientranza del terreno un luogo segreto che raccolga l’ amore ferito, ferito come in ogni volta in cui va a raccogliersi” M. Zambrano E in questi momenti…solo in questi momenti mandiamo a quel paese anche la filosofia e la politica…..sapendo che che sono pazienti e generose e ci aspettano comunque.

2 pensieri riguardo “per i pazienti e generosi…..un vivere poetico.

  1. ………….Mercuziooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!! Angioletto mio…..
    io sono…. qui …..solo e disperato e tu pensi alla poesia? Aho! E datti na mossa…..vedi che glielo dico U’Mast Tuio ……il tuo compito e salvare solo un anima alla volta non …..la mia………e non quella di un’intera comunità. Lo so che per te il tempo non esiste, ma ne abbiamo perso già parecchio adesso…..e poi secondo me la provvisorietà a te ti sconvolge…..tu sei eterno……e poi sti poeti che si perdono nel bosco. Ma dai, diglielo che basta tornare indietro e fare la stessa strada di come sono entrati, …………Mercuzio, angioletto mio torna presto….nanos ti aspetta con un sorriso.

  2. “la comunità si racconta” invito al convegno di Montaione (firenze) 28 settembre 2012 cordiali saluti ermanno bonomi

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