Paesologia è anche saper vivere e pensare nella modernità non con la “passione per frammenti, oggetti, relitti di un passato ormai privo di contesto,rovine della storia ormai perdute per la storia…..nuovi silenzi “ e recuperare un linguaggio capace ancora di parlare di esperienze originali ed autentiche e di persone e cose con un vissuto motivazionale ed esistenziale non con la presunzione di descriverli come una cultura ,una sociologia , una antropologia ,una storia ….un sapere oggettivo…..Non sono “avanzi di un mondo di sogno” perduto e da ricercare.
di mario perrotta
La paesologia e lo sviluppo possibile
Chi pensa che discipline come la “Paesologia” possano rappresentare un nostalgico ritorno al passato, evidentemente, non ha voglia – o forse convenienza – di fare i conti con la realtà. La realtà non ci parla solo di una devastazione dei paesaggi del nostro territorio senza precedenti, argomento sul quale la denuncia lanciata della Paesologia è chiara ed, alle volte, emotivamente efficace. La realtà del nostro paese e della nostra Regione, invece, è sempre più marcatamente caratterizzata da indici e segnali premonitori che avvisano e suggeriscono una decisa inversione di tendenza.
Come è ancora oggi possibile immaginare lo sviluppo ed il mantenimento di determinati comparti produttivi alimentari, anche di eccellenza, del nostro territorio se nello stesso tempo si continua a compromettere il naturale processo di depurazione dei suoli e delle acque ? Come è ancora possibile prevedere attrazione turistica per territori sistematicamente spogliati dalle loro identità e specifiche vocazioni ? Perchè continuare a sommergere, con ostinato ed indiscriminato impulso verso la modernità, i nostri borghi storici -espressione di storie millenarie- con architetture ed edifici che non sopravviveranno, per tecniche e materiali costruttivi, ai prossimi 80 anni ?
La cura del Paesaggio, con l’obiettivo di governare l’evoluzione urbanistica in forme sostenibili da un punto di vista delle risorse naturali non rinnovabili ed ancora disponibili, suggerisce una serie di buone pratiche e nuovi modelli di trasformazione territoriale. L’attenzione al paesaggio non è oggi una questione “estetica” ma “etica”. E’ necessario che una “nuova etica” nell’uso delle risorse sia chiaramente indicata e responsabilmente adottata da tutti gli attori della trasformazione del territorio.
Aver ricordato gli obiettivi del nuovo programma straordinario di intervento europeo, l’ultimo in programma per i nostri territori, circoscrive e mette in evidenza i punti fondamentali da cui cominciare, ed in qualche caso, ricominciare. La “cura del paesaggio” significa, in altre parole, valorizzare le specifiche identità e potenzialità locali, utilizzando una nuova etica che abbia la forza di dichiarare che non c’è voglia di “tornare al passato” ma solo la ferma, ed in questo caso davvero ostinata, consapevolezza di voler andare verso un “futuro possibile”, nel rispetto dei reali bisogni del nostro territorio e delle nostre popolazioni.
mario perrotta da “convegno di paesologia a Grottaminarda”