LA MORTE ODORA DI RESURREZIONE (MONTALE) IN MEMORIA DEL POETA ANDREA ZANZOTTO"Ma tu continua a consumarlo, il dorso della mano, a consumarlo con le dita, Zanzotto amico, tu che non chiedi pietà, non è vero? TU CHE VUOI VERITÀ A COSTO DI NON ESSERE." (Franco Fortini) Pur avendolo incrociato personalmente solo qualche volta, così al volo per poco più di un saluto, è una perdita che comunque va ben al di là di me e dei miei sentimenti individuali: Andrea era (e a leggerlo lo è, e sarà ancora molto a lungo: in prospettiva 'profetica' o meglio lungimirante) la più grande, la più profonda, la più lucida e la più sensibile mente del nostro tempo (e di quelli a venire, con la garanzia della sua poesia). Zanzotto era come i luoghi, che son più delle persone: perché ci accolgono, ci nutrono e sostengono e, quando ce ne andiamo, loro restano; Andrea Zanzotto fu, e resta, la capitale della poesia. Vorrei fosse ben presente nell'animo di tutti che non è una 'semplice' questione di un qualche vuoto, che nella vita capita e che comunque può essere non dico colmato, ma certo superato con altri incontri etc.: qui si tratta di una porzione immane di noi come genere umano, ma di più, di noi in quanto esseri di questo pianeta e universo, che viene a mancare per sempre e in modo assolutamente insostituibile – è come fosse scoppiato il sole, è la distruzione d'un possibile modo di essere, ben al di là della devastazione disumana planetaria attuale; non ci viene a mancare qualcuno e amen si tira avanti: c'è stata una perdita nelle condizioni che rendono possibile la nostra stessa esistenza, è qualcosa d'irrimediabile e catastrofico: perché non siamo soltanto un po' più soli, ora, visto che gli scritti che ci ha lasciato continueranno a parlarci ancora molto ma molto a lungo (come succede per le pagine di Pasolini, ad esempio), ma qui anzi c'è stato un cataclisma naturale di proporzioni non calcolabili nella consapevolezza di tutto il mondo, ben al di là dei singoli o addirittura della specie – Andrea era in quella sfera in cui solo un Dante o i santi come Francesco arrivano, e ci aiutava a rendercela tangibile un po' anche a noi, anestetizzati dalla 'modernità': ora c'è da fare davvero un salto immane – ma tutti quanti; davvero: tutti – e tutti assieme… § A. Z. – Pieve di Soligo (TV) 1921-2011 Una crepa traversa l’universo – oggi il mondo è di meno: è morto il "cuore cosciente" di quest’era – addio Zanzotto, la vedetta di Pieve di Soligo; come si fosse sbriciolato il cielo, spento il sangue, esplosa una galassia – sgretolato il cervello e secco il sole; più che fossero crollate le Alpi, bruciata l’Amazzonia, rotto il tempo – l’ossigeno dell’anima è finito... Eri l’enormalia, il contrappasso di bene e di beltà all’impazzire della modernità: restiamo orfani di chi ci ha partoriti in poesia – ora la vita di tutti è azzoppata, si trascina a fatica fino a dove potrà senza di te, senza la rima della tua voce dentro lo stonìo brutale di quest’epoca cattiva; noi, soli, al chiaro delle tue parole. Voler essere niente, essere veri – cercando di sparire nel silenzio: nel cibo, nel respiro – trasparenti; la morte è solo quando hai dato tutto te stesso, intero, e la forma che porti non basta all'avvenire: e allora via, partire; Andrea, mio amatissimo maestro, sei tornato alla terra del tuo canto: rifuso, infine, col nostro paesaggio che ora risuonerà di te – nei secoli. (E la giostra del mondo non si ferma, neanche per l’ultimo immenso poeta…) 18/10/2011 * Maestro caro Io ti ho visto sognare, quest'estate, Andrea, che venni un giorno a casa tua ad un'ora balorda dopopranzo e senza preavviso – svergognato: tu riposavi in pace sul divano, come se in quel tuo calmo meditare fosse racchiusa, ed insieme diffusa, la luce più infinita della vita. Tu, che facevi i "recital per l'erba" di questa terra-carne, a cui ritorni: come quell'anchorman della tv, sarai onorato in esequie di Stato? Ridi: tu ridi, Andrea – lo so, lo sento dentro il grido del cemento; tu ridi come ridono i sapienti, assieme a Mozart, a Vincent – per sempre. 18/10/2011
Molto sentitamente grazie dell’ospitalità (un piccolo ricordo del nostro grande poeta).
grazie a te , Ulisse . Un ricordo prezioso, che va custodito .
un ricordo davvero toccante di colui che è Maestro per molti di noi. Onorati noi di averlo avuto in questa terra, eredi noi, ma piccoli piccoli, è morto troppo presto… come ogni padre e madre…. nadia breda
è il ricordo di una persona colma di sensibilità e di trasporto affettivo verso un poeta che , Ulisse , si capisce che ama molto. c’è un trasporto che va oltre al semplice essere stato attento lettore di Zanzotto. c’è qualcosa di …. oserei dire mistico.