Incredulità postmoderna a Nord Ovest

Vivo nel Nord Ovest. Amo queste terre, le navigo quotidianamente, le fotografo, le studio. Eppure il Piemonte dei Savoia e la Liguria delle famiglie genovesi, il Piemonte e la Liguria dei piatti tipici, dei vini, degli autori da citare sempre per far bella figura, il Piemonte del tartufo e la Liguria degli olivi, il Piemonte e la Liguria dei grandi eventi, il Piemonte e la Liguria delle fiere del libro e dei grandi musei, il Piemonte degli Einaudi e degli Agnelli, la Liguria della costa dei fiori e del Festival di Sanremo, la Valle d’Aosta degli alpeggi e dei formaggi, tutto questo mondo, quando non si riduce a folclore convive con un altro che non vogliamo ancora accettare, ma che esiste, nonostante l’incredulità. E’ stato traumatico risvegliarsi da un sogno che si credeva la realtà. Da uomo radice del nord che ha sempre vissuto nel nord constatare che qui, nella terra di Liguria, Piemonte (e Lombardia, dove sono nato), l’infiltrazione mafiosa è così alta da essere recettrice della stragrande maggioranza degli appalti pubblici così come referente ordinaria della classe politica, è stato drammatico. Faccio ancora fatica ad accettarlo. E’ un pensiero che con tutte le mie forze cerco di allontanare, di emarginare e neutralizzare. Eppure oramai anche il nord ovest è diventato terra di ‘Ndrangheta. Sapere che la Torino delle Olimpiadi Invernali del 2006 è stata tirata su quasi per intero da imprese edili facenti capo alla rete calabrese della malavita, sotto lo sguardo inebetito dalla luci di Chiamparino e di tutti i signori le signore perbene della nostra società mentre là fuori, il denaro, gli affari lo facevano loro. Sapere che la costa di Levante è diventato un far west con comuni commissariati per infiltrazioni mafiose, coste dilapidate e preda del cemento e della mania dei porticcioli turistici, mi spiazza, mi inorridisce. Investono i proventi della droga e di altre attività illecite in creazioni di imprese a prestanome, vincono gli appalti ai quali possono partecipare con mezzi e condizioni fuori mercato e quindi incassano i denari dello Stato. Scene da far west fuori tempo massimo, eppure correttamente postmoderne. E’ stato così per l’alta velocità, lo stesso si parla per la nuova linea che unirà Liguria e Piemonte e della TAV in Valsusa. I centri commerciali che negli ultimi vent’anni sono cresciuti come funghi nella periferia di Torino e nelle città capoluogo della costa sono stati edificati da queste aziende. E mentre la giustizia cerca di individuare strumenti che possano essere efficaci ed utili a combattere questa nuova connivenza, il politico di cui si parla e di cui si hanno registrazioni ambientali si scusa, dice “Non sapevo, non pensavo”, proprio come nei vecchi film e nei vecchi sceneggiati sulla mafia siciliana.

13 pensieri riguardo “Incredulità postmoderna a Nord Ovest

  1. Mi permetto di non conoscere, e me ne scuso se fosse qualcuno d’importante o che comunque sarei tenuta a conoscere, l’autore che vanta illibate origini del nordest, ma non ho parole a fine lettura delle sue parole.

    Anzi ne avrei un fiume, un lago, un oceano. Ma scordinate, erranti, precipitose come le cascate e dispersive come il delta di un fiume, profonde come lo Jonio più freddo, ma tutte sparse, sparpagliate, sparigliate, spericolate.

    In una parola, illeggibili.

    Qualcosa ho voglia di commentare, e me ne scuso se il bersaglio è sbagliato.
    Enorme, a fine lettura, credo piuttosto attenta, è il mio stupore: ma dov’era in questi anni? Ma cosa fotografava, se non vedeva? Dove andava, se si era perso, in un nord che non è mai esistito come lo descrive lui. Uno nord senza sud.

    Ancora incredulo? A cosa?
    Quelli come lui, con la macchina da presa sempre addosso, come un paraocchi, per non vedere quello che c’è da vedere e per guardare quello che vogliono che si guardi, sicuramente non possono accorgersi di ciò che sta attorno, dietro, sotto, dentro… per questo sono increduli. Hanno bisogno di fatti, dati, prove, documenti….
    Sicuramente questo signor fotografo mi sembra di capire che sia faccia le foto per hobby: l’hobby non è attività praticata al sud, perché o si cerca lavoro e non c’è tempo per gli hobby o si lavora così volentieri che il lavoro stesso è un hobby oppure si guadagna così poco che per prendere il necessario bisogna lavora doppio o triplo: anche questo sicuramente il signor incredulo non lo sa. Perché lui sa quello che sanno tutti, che i meridionali non hanno voglia di lavorare, brava gente ma lavoratori no!!

    Ho il terribile difetto di spostarmi dentro la testa per associazioni di idee, del tutto personali, e ora non so come, forse per l’idea della visione, del modo di vedere e far vedere agli altri, mi viene in mente un certo regista che dubito possa conoscere il signore del nord. De Seta, uno dei maestri italiani del film documentario, occhi dell’ignoto e del remoto i suoi, occhi che parlano, che gridano. Recentemente e anonimamente scomparso. In questo Paese senza memoria e senza conoscenza.

    In questo Paese, dove al Nord ancora pensano che le mafie siano una sorta di import-export (questo solo hanno in testa, quel bravo signore incredulo e quelli meno bravi di lui che da anni hanno lavorato per questo, in modo sistematico, operativo e governativo da vent’anni, ma sotto sotto anche prima).

    Non sa, quel gentile signore con la macchina fotografica, che Falcone e Borsellino, e Siani e tantissimi noti e dimenticati, ma con nome e cognome, sono stati ammazzati ANCHE per lui? Non sa cosa sta facendo da anni e chi è un certo don Luigi Ciotti, TORINESE?

    Non so quanti anni abbia, ma comunque esistono libri e film (quelli che non sanno le cose dicono: io non ero nato! perché la cosa più importante oggi è essere giovani, se poi si è stupidi, pazienza! Come se essere giovani non comportasse il dovere della memoria e dell’intelligenza, perché anche l’intelligenza è UNA SCELTA CIVILE e non un dono di natura) e allora mi verrebbe da chiedergli: conosce un certo Giorgio Ambrosoli? Milanese, conservatore addirittura monarchico. Eppure italiano, eppure onesto, eppure eroe borghese.. Secoli fa….
    Scusate se ci sono errori, dimenticanze, scambi di nomi: non sono una studiosa e la mia memoria va a fiuto, a braccio…

    Non posso proseguire, perché mi metto a piangere (il condizionale non c’è di proposito).

    Di rabbia, di commozione.
    Non lo so.

    Da bambina, la mia nonna piemontese e la mia nonna calabrese mi hanno insegnato che esisteva un Paese bellissimo chiamato Italia.

    Forse non era bellissimo neppure quando io ero bambina – anzi sicuramente no, stragi di Stato, brigate rosse, primi morti di mafia, servizi segreti, guerra fredda italiana – ma almeno raccontavano questa favola nelle case e nelle scuole.

    C’era anche la festa dell’albero, il 21 marzo quando iniziava la primavera e ogni scuola di ogni paese d’Italia (che aveva la sua scuola o sciolina o maestro e non gli Istituti comprensivi) piantava un alberello nuovo. Per un’Italia sempre più verde.

    Poi l’Italia è diventata sempre più rossa (sangue) e ora sempre più nera (pessimismo).

    Ma io a quella favola dell’Italia verde, bianca e rossa, ancora ci credo.
    E la racconto a mio figlio.

    Laura Sposato, Salerno

    1. Gentile Laura,
      ti ringrazio per tutto il bel discorsone. Per me non è mai stato ammazzato nessuno, prima di tutto.
      Don Ciotti, certo, Don Ciotti, e chi lo disconosce? Ma una cosa è dire ascolto Don Ciotti, so che la mafia c’è anche a Torino e in Piemonte, un conto è dare per scontato che gli appalti finiscano sistematicamente in mano loro… moltissimi cittadini, e quasi tutti attivi come il sottoscritto, sono rimasti basiti nel comprendere, in questi ultimi mesi, quanto grande e profondo sia il danno.
      Probabilmente a Salerno il danno è già presente chi ci vive lo ha metabolizzato, qui nel nord Ovest ancora non ci siamo abituati, a pensarlo. Ribadisco: non a non vedere che esiste traccia che qui, rischi, potenzialità, ma a sapere che è dapperutto, così diffuso.
      Detto questo io non vivo con la macchina fotografica appesa al collo, come dice lei, ma comunque, noto che a quanto pare non le interessano troppi dettagli e ne dà per scontati moltissimi altri.

  2. Laura, hai una bella carica emotiva. Lasciati dire che la devi utilizzare meglio: radix ha ragione di sbigottirsi e meno male che lo fa.

    p.s. quanto alle macchine fotografiche (e non mi riferisco a radix che non conosco)
    abbiamo scambiato la capacità di intelligenza con il grandangolo.
    così che quando guardiamo non capiamo più una mazza.
    sarà un bel giorno quando cominceremo a uscire senza.

  3. Caro Paolo,
    c’è chi scrive con le parole, e chi lo fa con le parole e le immagini. Io appartengo a questa seconda “natura”.

    Fotografo per costruire “taccuini per cercatori di alberi”, libri che siano visivi e testuali. Ma spero anche altro…

    E Laura: pur senza darmi eccessiva importanza, non è nel mio carattere, ho alle spalle diverse mostre fotografiche.

    Visto che non si nasce “imparati” segnalo che esiste addirittura un sito, http://www.homoradix.com, ovviamente per chi ha della curiosità…

  4. ho già scritto con chiarezza che non mi riferivo a te, radix.
    E ribadisco il pericolo, che mi pare il succo rilevante del tuo post, di “riflettere” “senza com-prendere”.
    Pericolo che corrono quelli che non scrivono come quelli che scrivono, con la penna o con la fotocamera. Questi ultimi, temo, sono ancora più esposti.
    Perché la fotocamera, purtroppo, cattura la radiazione che viene ‘riflessa’ ma non quella che viene assorbita né quella che viene trasmessa…

    La paesologia è, in fondo, anche un esercizio dell’osservazione profonda, una ecografia con mezzo di contrasto e non un book per depliant turistici.
    Altrimenti la scoperta del tumore ci prende sgomenti, impreparati e vagamente in colpa …

  5. No ma davvero questa risposta? Com’è… riflettere senza com-prendere… me la scrivo su… un altro maestrino… grazie… mi sa che ritorno nei miei boschi perchè anche questo blog, come altri, covano un’aristocrazia del pensiero. e non credo proprio di avere tempo per questo. buoni passi a te e a tutti i paesologi.

  6. caro paolo e cara laura
    davanti a una ricerca come quella di tiziano
    la prima cosa da fare è accoglierla con gratitudine.
    e se si vogliono fare osservazioni
    vanno fatte senza disinvoltura.
    e poi la rete si presta a molti equivoci.

  7. Mah, le parole mi sembrano chiare e le mie sicuramente non offensive.
    non lo sono certamente le tue, caro franco. disinvolto è un aggettivo da usare, in re ipsa, con cautela…

  8. Il problema è che dobbiamo toglierci dalla mente la vecchietta vestita di nero che spia da dietro le imposte e il mafioso con coppola e lupara. La mafia del nord Italia è quella moderna, che fa affari con gli appalti pubblici, con la cementificazione, con le grandi opere. Spesso con la compiacenza della politica (si, anche quelli vestiti di verde che gridano “padroni a casa nostra”). I casi di intimidazione a chi si oppone cominciano a non essere così sporadici. Noi diventiamo complici quando ne neghiamo l’esistenza.
    A 4-5 km dal paese dove sono cresciuto, per esempio, è stata posta sotto sequestro una cava che doveva essere trasformata in discarica di amianto. Il tutto nell’ambito dell’inchiesta per casi di corruzione che riguarda numerosi amministratori e funzionari regionali. Siamo nel Cremonese, non nel Nisseno. Ed io sono piuttosto preoccupato…

  9. caro franco
    abbiamo ancora tempo per la “paesologia” e “lo spirito comuniatrio” e quindi essere consapevoli, come Socrate, di dover far fronte ai vari attacchi,rancori,sofismi,sarcasmi,cinismi e disprezzi dei propri contemporanei- compaesani non solo con intelligenza, capacità tecnica ed argomentativa anche professionale e colta, ma sopratutto di carattere, coerenza e continuità delle proprie azioni anche carsiche e accettate … e restare legati al progetto delle idee lunghe e profonde per sostenere lo scontro fino all’ultimo esito con attenzione ,cura ma con risolutezza, di fare semmai un passo indietro e due avanti , di mantenere un atteggiamento costante e convinto…..sempre al “meglio” volando alto dove solo quelli educati ai voli leggeri sanno continuare a respirare e ricordandosi di volare assieme.
    il saggio Socrate che è in noi, non cerca il dialogo con coloro che sono presunti sapienti,sofisti della lingua e delle opinioni che si credono sapienti, perchè lui cerca prima di tutto una vita migliore nella cura di sè anche nelle “piccole pòlis” con occhi puliti e con cuore fermo e integro per essere “élite” migliore e di eccellenza nonnelle gerarchie mentali e nelle cariche pubbliche ma tra gli uomini della città.
    La “paesologia” può essere una strada possibile prima di tutto se osa e persegue il pensare e realizzare sé stessi e non fornisce una abilità o una capacità di essere venduta su un mercato ancora una volta nel segno del “servo-padrone” nella macrofisica del potere e nella microfisica dei poteri…….voglio continuare ad essere enfatico, complesso e ripetitivo
    ma la mia esperienza comunitaria voglio che sia sempre più qualitativamente selettiva nella comunanza e lungimirante negli obiettivi enel senso
    mauro orlando

  10. Condivido ciò che afferma Valerio Gamba. La sua impostazione è asssolutamente condivisibile. E’ in questo modo che occorre impostare lo “sguardo” sul problema “mafie”, che non è e non può essere un puro e semplice fatto etnico, ma è una questione complessa che, tra l’altro, muove masse di capitali finanziari sterminate. Dell’ “economia criminale” che si fa stato/economia o economia/stato” ne parlava già Marx nel 1850. Con assoluta lucidità, direi.
    Quanto a Homo Radix, di cui apprezzo molto l’ecologismo e la sua ricerca in tal senso, lo invito a non prendersela più di tanto se in qualche commento vi è più di un risentimento. Questo, purtroppo è l’effetto di venticinque e più anni di pregiudizio insufflato nel corpo sociale del nostro Paese dal leghismo più becero, che su tali pregiudizi ha attinto a piene mani per le sue fortune elettorali. Storia antica quella del “Golem” o del capro espiatorio.
    Di sicuro qualcuno è andato fuori misura nell’uso delle parole nei tuoi confronti, e di questo me ne dispiaccio e ti chiedo scusa. Ma tieni conto di questo terreno.

    1. Caro Salvatore,
      è probabile che stia vivendo un momento particolarmente complicato, del mio peregrinaggio su questo pianeta, sbonacciato dai marosi. E quindi sono ahimè ecosensibile ad ogni battuta fuoriluogo, o a certi attacchi di. Ma le tue parole, come quelle di Franco e di altri amici della paesologia mi rincuorano, mi puntallano un po’ l’animo. Ogni tanto anche un uomo radice come me, abituato alla solitudine e al viaggio imperterrito, a sensi accesi, infuocati, sente il bisogno del calore, e di un briciolo di attenzione. In certi momenti basta una carezza, una parola detta bene.

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