Renzi, cavalcando la svolta mediatica su Marchionne, dopo averlo sostenuto a perdifiato quando andava di moda anche a “sinistra”, lo ha attaccato duramente oggi, coerentemente col suo unico valore: la demagogia.
Lasciando un attimo da parte la stomachevole polemica di due stomachevoli di per sè e come nessuno mai, in tanti fiorentini e non, si sono infuriati per la battuta su Firenze. Eppure, senza fare riferimenti a turismo e cose avvenute prima di vent’anni fa, mi chiedo senza risposta: dov’è oggi la ricchezza di Firenze (declinando la parola “ricchezza” nelle sue varie forme)? Mentre spero che sul “piccola” nessuno si offenda, dato che stiamo parlando di un paesone di 350mila abitanti. Altrimenti vuol dire che qualcuno ci vede doppio, o anche triplo.
La verità è che Firenze oggi è in coma profondo.
Resta un’idea romantica di Firenze, presente solo in chi non l’ha mai vissuta e in chi protegge i propri piccoli privilegi locali. Oltre, naturalmente, a un esercito di turisti, osterie che si trasformano in “segoteche” e così via, e i suoi poteri ufficiali e ufficiosi che ormai hanno rubato tutto, anche le mattonelle secolari dalle strade del centro, e escluso chiunque sia fuori dal triangolo magico.
La tengono in vita i residui e le periferie di questa opulenza insensata che odora di imbecillità e di morte, la stessa che ha affondato l’Italia e che in Toscana, per quella sana difesa immunitaria che è la tipica diffidenza dei toscani, sta entrando solo adesso attraverso “forme mutanti” che affondano i denti nella retorica cittadina.
Capisco che sarebbe meraviglioso sopravvivere di solo orgoglio e passato. Capisco anche che questo sia successo davvero negli ultimi vent’anni, a Firenze. Ma non sono disposto a capire la morte insensata che una città si dà quando avrebbe tutto per essere il paradiso, ma che preferisce diventare la cartolina d’un passato irripetibile. Paradiso che riesce ancora ad essere e passato che ancora affiora, quando proprio ci si mette.
È proprio questo, in fondo, che allo stesso tempo innamora e fa incazzare di Firenze.

Idem Venezia anzi ancora di più, anche per lo stretto legame con l’ambiente naturale.
Condivido questo sguardo da “paesologo” sullo sfinimento di una città che – pur “paesone di 350.000 abitanti” -. è stata la culla dell’umanesimo e può e deve essere, per il carico di storia e di simboli che rappresenta, uno degli “orli” da cui non solo guardare ma anche guidare la costruzione del nuovo umanesimo ….delle montagne, delle colline -fiesolane, nel caso- , delle pianure , quale argine ai “deserti umani”, geo-economici e culturali che stanno avvilendo (quasi) irreversibilmente il pianeta.
PS. Comunicazione per David Ardito : Sarebbe il caso di etichettare questo post con il tag “In primo piano”,, prima che si perda nelle retrovie del blog. Grazie.
Grazie saldan, per la condivisione e le belle parole.
Firenze è inquieta per costituzione. Chi la prova a “pettinare” commette una atrocità. Ora arriva l’autunno, la stagione che dona a questa città ora così vigliacca, ora così inaspettatamente generosa. Non so neanche se sarà il mio ultimo autunno qui. La guardo tutti i giorni come se fosse una immagine che si allontana. In realtà sarebbe carne, anche se qualcuno pensa solo alla pietra.
Già, “anche se qualcuno pensa solo alla pietra”…ma chi di pietra ferisce, prima o poi di pietra….perisce!