paesologi di città

di alberto saibene

Esistono paesologi di città? O meglio si può esercitare la paesologia a Milano o rimane uno sfacciato privilegio di chi è nato in un paese che sia nelle valli alpine, lungo la dorsale appenninica o in quella che Bruno Barilli definisce “la grande zanzariera”, ovvero la pianura padana.

Direi che la paesologia può essere esercitata in città se ridotta alla dimensione dei quartieri. Molti città sono la somma di paesi  e questo vale anche per Milano dove una serie di quartieri (Dergano, Bovisa, Baggio  ad esempio) hanno una piazza, una chiesa di riferimento, a volte un municipio e sono stati accorpati dalla città tra fine XIX e inizio XX secolo quando l’industrializzazione ha cambiato le dinamiche abitative di Milano.

Dunque il “paesologo di città” può decidere di andare in visita a un quartiere (molti cittadini passano l’intera esistenza nel proprio quartiere ancora oggi) e misurarne, ad esempio, la stratificazione di emigrazioni, se esistono ancora i vecchi milanesi, la bocciofila, il bar e la trattoria di quartiere.

Spesso esistono ancora. Il paesologo di città  (non più tra virgolette) ritorna nel suo quartiere tutto soddisfatto e si accorge che di italiani ne sono rimasti pochini.

Il mio infatti è ora comunemente chiamato “Chinatown” e vive intorno a via Paolo Sarpi. I primi cinesi, tutti della zona di Szechuen, sono arrivati nel 1920 e oggi sono sempre di più. C’è anche una filiale della Bank of China dove prima dell’orario di apertura una fila di cinesi middle class fa la coda per depositare il contante e forse, chissà, trasferirlo in madre patria.

Ma dei cinesi occorrerà riparlarne, perché il paesologo di città ad agosto va in vacanza.

4 pensieri riguardo “paesologi di città

  1. Mi ero chiesta la stessa cosa pochi giorni fa. E penso che debbano esistere dei paesologi di città; un pò perchè esistono anche le città nell’Italia dei Mille Campanili, un pò perchè Napoli si manifesta come un grande paese …coi problemi di una metropoli. E’ possibile anche qui andare per villaggi ( il mio quartiere ha una propria piazza, con tanto di farmacia,edicola,bar e attività che lo rendono autonomo ) e soprattutto quegli anziani, così simili a quelli dei paesi, abbandonati alle loro realtà residuali (purtroppo). Certo, un paesologo di città, spesso corre verso i paesi, perchè deve disintossicarsi, e fugge per tangenziali via via verso strade più piccole, fino ai sentieri.
    Forse un paesologo di città è una specie in via di estinzione prima che si sia distinto dalla specie…

  2. Walter Benjamin ha scritto tantissime pagine su Parigi (e non solo ) . Non sarà paesologia la sua , ma certo ha insegnato molto … Un luogo come “capitale” di un “secolo” (del tempo storico) ….
    Ci ha invitati a cartografare ( a rintracciare i segni), che il tempo dell’uomo deposita nello spazio .
    Mi sembra già , quella di B. , un autorevole riferimento e punto di avvio per ….

  3. non è un paesologo di città chi evita il veglione di capodanno perchè la mattina presto del 1 gennaio deve andar girovagando tra “botti” inesplosi, al solo suono dei canarini rinchiusi sui balconi? lui poi ad agosto resta pure in città…

  4. In verità quando ho accompagnato Franco a vedere il quartiere Salerno, dove sono nato e vissuto la mia infanzia, gli ho spiegato com’era e com’è. Mi sono dimenticato di dirgli che l’ho vissuto, quell’angolo di città, come il mio “paese” dei balocchi.

    Ogni città è paese,… come Leonia?

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