IL NOME

LETTERA AI SINDACI E AL PRESIDENTE DELLA COMUNITà MONTANA ALTA IRPINIA

La mia zona si chiama Alta Irpinia. Io le ho dato un altro nome: Irpinia d’Oriente. Chi ci ha chiamato Alta Irpinia? Evidentemente chi sta in basso, Avellino o Napoli, e giustamente guarda ai nostri luoghi come luoghi alti. Irpinia d’Oriente è un nome che ribalta il punto d’osservazione. Non siamo guardati da Avellino o Napoli, ma siamo noi che guardiamo dove siamo e capiamo che siamo ad oriente rispetto ad Avellino o Napoli. Basta guardare le fotografie dei nostri anziani di un secolo fa per vedere profili balcanici, in molti casi addirittura asiatici. La dizione Alta Irpinia è imprecisa anche dal punto di vista geografico e climatico. L’Appennino campano corre all’altezza di Avellino, noi siamo a oriente delle catene montuose. Il clima di Bisaccia è molto più simile a quello di Sarajevo che a quello di Napoli.

Nel proporre il nuovo nome ho sempre pensato che Irpinia d’Oriente contenesse anche suggestioni antropologiche ed economiche. In un mondo in cui le cose avvengono in basso, chiamarsi Alta Irpinia significa già essere fuori gioco, percepirsi come luogo delle mancanze più che delle presenze. Per me Irpinia d’Oriente è un rovesciamento che aiuta anche a cambiare molti dei paradigmi che hanno condizionato la nostra vita. Considerando che da noi la modernità e la crescita ci hanno raggiunto nei loro aspetti più deteriori, ecco che sarebbe il caso almeno di immaginare nuove vie, stando attenti anche qui a dare i nomi giusti. Io la nuova via non la chiamo decrescita, importando ancora una volta il nome da occidente, ma la chiamo umanesimo delle montagne e quindi pongo l’accento su una via che nasce da noi stessi fin dal nome che le diamo.

11 pensieri riguardo “IL NOME

  1. cominciate a invitare gli amici per il 12 ad aquilonia. una giornata intera a far compagnia alle nostre utopie….

  2. ….io ci sono….
    Umanesimo parola da “usare con cura”. Vado in prestito ad un filosofo che stimo per le cautele e gli stimoli che mi suggerisce. “ Parlo , scrive Roberto Esposito,di quel complesso movimento di idee,pratiche filologiche,transiti culturali che ha preso il nome di “umanesimo” con un termine che malgrado la su apparente limpidezza, contiene al suo interno un nucleo sfuggente ed enigmatico. E’ all’interno di questo “nucleo teoretico che la paesologia deve esercitare la sua “sfida cognitiva” poetica e filosofica. Evitare l’umanesimo aggressivo e radicale che eleva la speranza e l’utopia a principio. Scegliere la terra e i suoi uomini come meta o viaggio della propria migrazione mentale ,per trovare in essa e solo in essa la sua realizzazione di senso della sua esistenza. Pensando che se proprio un Dio esiste doveva corrispondere alla grandezza più solitaria dell’universo alla ricerca dell’ altro nelle comunità provvisorie libere ed autonome dai pesi ,dalle incrostazioni e dai grumi dei poteri inossidabilmente costituiti . Penetrare dove le cose diventano “complicate e tristi”. I delusi del proprio passato da “progressisti per l’eternità” rifarsi dei danni subiti sui produttori e distributori delle loro illusioni, come se fosse possibile appellarsi a una tutela o autority dei consumatori nell’ambito delle idee. L’uomo produce l’uomo attraverso una vita di esercizi per prove ed errori. E’ tempo di disvelare l’essere umano come quell’esssere vivente che nasce dalla ripetizione. L’Ecce Homo di Nietzsche ha prodotto spunti per una dottrina dell’esercizio utile alla vita o teoria generale dell’ascesi con i piedi profondamente impiantati nella terra etra gli uomini. Noni cerchiamo nell’umanesimo una teoria complessiva dell’esistenza incentrata sull’esercizio. Rendere esplicito l’implicito costituisce la forma cognitiva del destino. C’è qualcosa di nuovo sotto il sole a livello cognitivo e noi provvisoriamente la chiamiamo “paesologia” una “scienza arresa” che richiede impegno ma anche soddisfazione emotiva ed intellettiva.
    mauro orlando

  3. i tuoi nomi non mi convincono. non mi convince l’umanesimo, non mi convince la montagna. non mi convince l’oriente, se è vero – come è vero – che qui neanche i punti cardinali resistono al loro posto.
    il nome lo troverà fabionigro sul comò. solo lui ci può portare dal concetto di con-fine a quello di orlo (l’orlo di munch…)

  4. Lo scrittore muore e con un accanimento topo-terapeutico tengono in vita il nome attaccandolo al paese.
    Qui lo scrittore è vivo e i morti sono i paesi. Rinominando la terra che li contiene fa il primo passo per riportarli in vita.
    Giorgio Boatti ha scritto -…I suoi libri, il suo esserci impongono a chi vive qui di pareggiare il loro passo col suo, la loro vita con la sfida creativa e professionale che da anni Arminio persegue.-
    Anche questa sua rianimazione geografica impone di pareggiare il passo.

  5. Sono d’accordo sul fatto che la dizione Alta Irpinia andrebbe cancellata perchè non significa niente. Molti pensano che si chiami cosi perchè sta più in alto ma non è vero.
    La dizione Irpinia d’Oriente mi piace ma la trovo troppo altisonante visto che non esiste poi un Irpinia d’Occidente…

  6. irpinia orientale piuttosto che irpinia d’oriente sarebbe meno altisonante, e più burocratico, ma meno poetico

  7. Tuttavia l’Irpinia d”Oriente non dovrebbe coincidere con la vecchia comunità montana. Lo trovo abbastanza subalterno e anche decisamente poco poetico…

  8. @fabnig
    a quanto pare a tracciare i confini dell’irpinia d’oriente è la vecchia comunità montana…altro che vento.

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