I paradossi dell’ambiente senza cultura

Non è lontano dalla realtà immaginare i sorrisi con i quali molti avranno accolto la provocazione lanciata da Franco Arminio su queste pagine a margine delle manifestazioni di protesta seguite alla diffusione della notizia della smobilitazione dell’Irisbus da parte di Fiat.
Lo scrittore di Bisaccia prefigurava il ritorno all’agricoltura e alla pastorizia come vocazione identitaria dei nostri territori: una provocazione, appunto.
I dati forniti sul Mattino di domenica 31 luglio da Antonio Sicuranza circa un ritorno dei giovani alle attività imprenditoriali di vocazione contadina sembrerebbero incoraggiare l’auspicio di Arminio.
Ma l’Irpinia è davvero pronta ad affrontare la sfida per un “ritorno alla ruralità”? I fatti dicono di no. Solo pochi mesi fa veniva approvata la legge regionale con la quale si trasferisce dalle Province ai Comuni la competenza per il rilascio delle autorizzazioni agli scarichi nei corsi d’acqua: in buona sostanza devono essere i comuni a controllare la corretta gestione del ciclo delle acque, soprattutto in riferimento agli scarichi di acque reflue. Invece l’Arpac – nell’inchiesta del Mattino di lunedì e martedì scorso – ci informa che due fiumi come il Calore ed il Sabato versano in condizioni di preoccupante degrado e diffida gli agricoltori ad utilizzare le loro acque per usi irrigui. Altro che il ritorno all’agricoltura e alla pastorizia invocato da Arminio!
Ma si può essere certi che molti dei sorrisi alla lettura delle parole di Arminio sono venuti proprio da quegli stessi amministratori locali che avrebbero il compito di vigilare sulla salubrità delle nostre acque.
A molti irpini avrà suscitato forti suggestioni la lettura degli articoli di Paolo Rumiz (La Repubblica di domenica 31 luglio) e di Carlos Solito (Il Mattino, inserto Estate, lunedì 1 agosto): entrambi accostavano differenti angoli della nostra provincia all’immagine del drago.
Il primo parlava di creste del drago riferendosi alle antenne abbandonate dell’ex base Nato di Montevergine; il secondo citava la Bocca del Dragone di Volturara in riferimento alla ricchezza delle sorgenti di Cassano, citate nella descrizione del quadro d’insieme del potenziale ambientale dei Monti Picentini.
E se l’articolo di Solito indicava con immediatezza la strada della difesa e della valorizzazione delle risorse ambientali e paesaggistiche, quello di Rumiz necessitava di un rimando alla parte riguardante il borgo dell’Appennino abruzzese trasformato in albergo diffuso da una coppia romana che ha lasciato la Capitale per realizzare quest’idea imprenditoriale. Credo che in molti saranno corsi con la memoria alla notizia dell’elezione di Calitri, da parte dell’autorevole magazine online International Living, a uno dei luoghi più vivibili del pianeta. Proprio l’Amministrazione Comunale di Calitri, nei giorni scorsi, ha provato a innescare un dibattito sulla valorizzazione del borgo e sullo stimolo di nuove attività imprenditoriali, legate in particolare ai settori dell’artigianato e dei prodotti tipici. Ottima cosa, ovviamente; il limite è che se ne sia parlato soprattutto in termini auto-imprenditorialità. Viene da chiedersi: ma perché gli imprenditori “veri”, soprattutto quelli irpini, non investono sulle ricchezze ambientali e paesaggistiche della nostra provincia?
Spesso si parla e si dibatte di cultura ambientale. E se intellettuali come Arminio fanno la loro parte per costruire e diffondere la propria visione, lo stesso non si può dire di chi dovrebbe creare le condizioni amministrative e socio-economiche per il passaggio dal dibattito culturale all’azione concreta. Del lassismo in ordine alla tutela delle acque s’è già detto.
Se poi si guarda a specifici strumenti amministrativi (ad esempio il bilancio ambientale) che altrove vengono puntualmente utilizzati e qui invece provocano altri sorrisini saccenti, scopriamo che eventuali investitori poco o nulla sanno – in ordine ad azioni specifiche poste in essere dalle amministrazioni locali – a proposito di governo del verde pubblico e privato, governo dei sistemi naturali, tutela degli animali, interventi infrastrutturali per la mobilità sostenibile, tecnologie e provvedimenti per la mitigazione del traffico, riqualificazione e recupero di siti produttivi e industriali dismessi, qualità dell’ambiente urbano, riduzione dell’impatto ambientale delle opere pubbliche, gestione delle acque (siano esse reflue o di approvvigionamento), educazione allo sviluppo sostenibile, ascolto e dialogo con la comunità locale: tutte voci del succitato e sconosciuto Bilancio Ambientale.
Mi piacerebbe essere smentito con la diffusione di decine di bilanci ambientali approvati dagli enti irpini e fatti oggetto di attente valutazioni da parte di possibili investitori. Per il momento dobbiamo accontentarci delle provocazioni degli intellettuali e delle suggestioni degli inserti estivi dei giornali.
In attesa degli imprenditori.

Crescenzo Fabrizio

4 pensieri riguardo “I paradossi dell’ambiente senza cultura

  1. …….a proposito di “cultura” a Lioni…..pasquale innarella spiegava ai suoi neofiti-allievi e agli spettatori attenti per sensibilità e competenza il cuore universale e musicale del ‘blues’ che giganteggia su tutti gli altri linguaggi musicali classsici, moderni o locali come “la pizzica”……o giù di lì……prima imparare a suonare una “strumento perbene” stabilire armonia tra la mente e lo strumento e infine esprimere il proprio “io” musicale nel rapporto con il ritmo, la melodia e l’armonia…….una koinè originale ed autentica per poter vivere e frequentare la musica jazz come fatto non solo culturale ma esistenziale con “una testa che ti fuma”……curiosità.ascolto, discrezione e autenticità soprattutto questo è il senso e le attese che vengono offerte……mentre la deriva “paesanologica” prospera in un clima di disperata ristrettezza economica…….questo è la risposta del “meglio” irpino ai banditori di sempre interessati del “piccolo è bello”……

  2. La “cultura ambientale”, alla quale si fa cenno nell’interessante articolo di Crescenzo Fabrizio, è uno dei fattori sui quali l’intero paese, ed in particolare il Mezzogiorno d’Italia, deve investire con estrema urgenza. La condizione dei corsi d’acqua naturali in Irpinia è ad un livello di attenzione per i dati di inquinamento. Il dato obbliga tutti ad intervenire.
    In gioco, in questo momento, ci sono le risorse agricole di pregio e gli ecosistemi naturali di tutela di uno dei bacini di raccolta d’acqua potabile più grande d’Europa. La “deriva paesanologica” si misura anche dall’indifferenza verso questo evidente e serio problema. A tutela della nostra vita e di quella delle generazioni future questo appare l’impegno prioritario.

  3. Settembre sarà ricco di azioni e di attività scientifiche e di valorizzazione dei siti di importanza comunitaria dell’Irpinia, attraverso i corridoi ecologici fluviali. Workshop. incontri, produzione di documentari, visite guidate, concerti sono i capitoli di un vasto programma finalizzato alla valorizzazione delle risorse rurali dell’Irpinia in chiave ambientale, promosso, organizzato ed attuato da Amici della Terra Irpinia.
    La realizzazione di nuovi corridoi ecologici, insieme al potenziamento e riqualificazione di quelli esistenti, crea la possibilità di restituire all’Irpinia un’identità perduta da ricostituire, anche per attrarre interessi di varia natura economica. Questo è’ l’incipit dell’integrato programma di valorizzazione dei corridoi fluviali irpini,della Rete Natura 2000;iniziato a maggio con attività in alcune scuole elementari e che proseguirà a settembre. Ovviamente le cose evidenziate nel post e poi anche nel commento di Perrotta (Mp , credo) sono ampiamente condivisibili. Per quanto possibile in Irpinia esiste chi tenta di favorire un dialogo ed un dibattito intorno ad una cultura ambientalista che deve penetrare in tutti i settori politico-amministrativi, come vero collante. Un problema, a mio parere, resta che le visioni per così dire di politica ambientale , portate avanti da alcuni, restano ancora troppo fondamentaliste e quindi non dialoganti e per niente capaci di interagire con livelli istituzionali; questo è certamente un limite.
    Se avete voglia, seguite le cose che AdT metterà in campo , magari con mia grande soddisfazioni anche apportando contributi serie al dibattito.

  4. Interessante iniziativa segnalata da Luca Battista. Il mio sostegno per tutte le possibili azioni legate alla salvaguardia della Valle del Fiume Sabato, documentario compreso. Un cordiale saluto a Luca.
    mario perrotta

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